Minimizzare i problemi legati alla colonna vertebrale, diminuendo drasticamente il ricorso ai farmaci. Uno studio dell'Associazione Italiana Chiropratici mostra un aumento della compresenza di diverse figure professionali negli studi italiani.
Minimizzare i problemi legati alla colonna vertebrale, diminuendo drasticamente il ricorso ai farmaci. Uno studio dell’Associazione Italiana Chiropratici mostra un aumento della compresenza di diverse figure professionali negli studi italiani.
La chiropratica si appresta a diventare la prima professione sanitaria regolamentata secondo quanto stabilito della recente riforma delle professioni sanitarie. Nel frattempo, un numero sempre maggiore di pazienti italiani si avvicina a questa disciplina trovando nel chiropratico l’interlocutore ai problemi dell’apparato muscolo scheletrico.
Il chiropratico ha una formazione universitaria.
L’Associazione Italiana Chiropratici, (www.chiropratica.it) che associa circa quattrocento dottori chiropratici presenti in Italia, ben distribuiti geograficamente, ha elaborato una indagine statistica tra gli iscritti e ne è emerso un panorama di stretta collaborazione interdisciplinare. Dall’indagine dell’AIC, emerge infatti come nella maggioranza degli studi chiropratici, siano presenti le diverse figure professionali che si occupano di questo tipo di disturbi, dai medici ai fisioterapisti, ognuno con le proprie specifiche competenze e con un alto indice di collaborazione interdisciplinare.
In tutto il mondo, infatti, i dottori chiropratici sono dei professionisti laureati, con un curriculum universitario che dimostri gli studi scientifici e un corso di studi che va dai 5 agli 8 anni.
Secondo l’indagine promossa dall’AIC, svoltasi a livello nazionale, oltre il 50% degli studi chiropratici, si avvale dunque del lavoro e delle competenze delle diverse figure professionali legate alle disfunzioni dell’apparato muscolo scheletrico, con ripercussioni positive sulla diagnosi del problema e sul buon esito del decorso dei disturbi dei pazienti. Uno dei valori aggiunti della chiropratica, è proprio quello di minimizzare l’utilizzo dei farmaci, e di accompagnare il paziente verso una terapia personalizzata che faccia leva su una diagnosi il più completa possibile.
Come funziona la prima visita dal dottore chiropratico?
“Nella chiropratica è fondamentale considerare l’organismo nel suo complesso, non il sintomo isolato – spiega John Williams, presidente dell’Associazione Italiana Chiropratici – Per questo motivo, la prima cosa che il chiropratico fa di fronte a un nuovo paziente è un’anamnesi molto dettagliata, annotando i problemi fisici lamentati in passato, i traumi e gli eventuali interventi chirurgici, e cercando di capire quando è iniziato il problema specifico che ha spinto il soggetto a farsi visitare”.
Nelle prime visite vengono analizzati aspetti dello stile di vita del paziente e le abitudini, come l’attività fisica, la sua postura (considerata come un’espressione della funzione globale del soggetto e non come qualcosa di statico, definito una volta per tutte), la sua deambulazione e altri movimenti, senza trascurare qualche semplice esame ortopedico e neurologico.
“In sintesi, – continua John Williams – si raccolgono tutte le informazioni su tutti i possibili fattori fisici e psicologici che possono aver determinato il suo attuale stato di salute, pensando sempre all’organismo come a un tutt’uno: se per esempio ho di fronte un soggetto che soffre di cervicale, è possibile che abbia problemi anche in altre parti della colonna vertebrale. Con la diagnosi inizia un percorso terapeutico, che prevede sia la manipolazione da parte del chiropratico, sia un programma di modificazione degli stili di vita scorretti”.
Qual è il disturbo per il quale il paziente si rivolge al chiropratico? Quali sono le abitudini alimentari? A quali altre cure si sono sinora sottoposti? Aspetti come il lavoro svolto dal paziente, le eventuali patologie presenti nella sua cerchia familiare, sono fondamentali per acquisire le informazioni necessarie a determinare la natura del disturbo e per impostare al meglio la terapia.
In base alla propria valutazione clinica, il Doctor of Chiropratic (D.C.) eseguirà l’esame obiettivo, che sarà corredato da radiografie, esami di laboratorio e altre procedure diagnostiche, richieste in collaborazione con il medico di famiglia. Inoltre, il chiropratico eseguirà un’attenta analisi della colonna vertebrale per individuare eventuali anomalie strutturali e funzionali che possano influenzare o causare i problemi lamentati dai pazienti. Elementi di enorme importanza per definire il quadro clinico generale. Una volta identificate le concause del disturbo, il chiropratico imposterà un iter terapeutico.
Cosa fa il chiropratico?
Secondo la terminologia chiropratica, è la specifica manipolazione delle vertebre che presentano movimenti anomali o funzionalità alterate. I dottori in chiropratica, infatti, grazie alla loro formazione universitaria, studiano per anni la cosiddetta “palpazione dinamica”, cioè l’arte di esaminare la colonna vertebrale attraverso il tatto e il movimento, insieme ad altre procedure di esame della colonna stessa. Solo dopo tali studi, sono in grado di eseguire gli aggiustamenti appropriati, caso per caso. Nel corso del trattamento, il chiropratico dedicherà le maggiori attenzioni alla porzione della colonna vertebrale in corrispondenza della quale avrà individuato un disordine, o sublussazione. L’aggiustamento è di solito eseguito manualmente, o con strumenti quali l’”activator”, e consiste nell’applicazione di un impulso rapido e poco profondo alle porzioni della colonna che si presentano fuori allineamento o disfunzionali. I dottori chiropratici utilizzano un’ampia varietà di sofisticate tecniche. La procedura specifica per il trattamento chiropratico sarà impostata solo a seguito dei risultati dell’esame obiettivo, e, se necessario, dopo aver visionato esami d’immagini come radiografie o risonanze magnetiche. Le caratteristiche del trattamento chiropratico saranno illustrate al paziente in tutti i suoi dettagli. In circostanze normali, l’aggiustamento non è doloroso. L’aggiustamento o la manipolazione sono procedure assolutamente sicure per i pazienti, a patto che siano praticate da un dottore laureato con uno specifico curriculum universitario che rispetti gli standard internazionali.
comunicato stampa Gianni Moreschi