giovedì 21 maggio 2020

La meditazione aiuta cuore e cervello, lo dice la scienza


La meditazione ci aiuta in tutti i momenti difficili, infatti quando i nostri nervi soni messi a dura prova dallo stress e' possibile trovare momenti dove ansia e preoccupazione possono sparire.
Gli effetti di un cambiamento o una difficoltà non fanno altro che peggiorare la situazione.Preoccupazione per la Salute e per il lavoro, accompagneranno le persone, diventando parte dello stile di vita. La meditazione se fatta con impegno può risolvere molti problemi legati alla salute.

Come possiamo difenderci dagli effetti psicologici dello stress con la meditazione?

La meditazione è una delle tecniche attraverso cui si può raggiungere uno stato mentale equilibrato, e negli ultimi anni ha assunto un'importanza fondamentale per la salute.
Infatti, sono numerose le palestre o i centri dove si pratica la meditazione; in alcuni paesi del mondo si insegna perfino nelle scuole, prima delle lezioni. Alcuni ricercatori hanno dimostrato gli effetti di yoga e meditazione sugli studenti.
Fra i numerosi studi effettuati sulla meditazione, emerge lo studio condotto da Herbert Benson, ad esempio, il fondatore del Mind/Body Medical Institute presso il Massachusetts General Hospital di Boston e alcuni suoi colleghi che hanno pubblicato una revisione di studi, nella quale elencano gli effetti positivi della meditazione, le tecniche di concentrazione e di rilassamento, come anche la consapevolezza per mente e corpo.
Da questi studi si evince che in particolare la respirazione influisce positivamente sul cuore e sulla pressione sanguigna, per cui l'apparato cardiovascolatorio è il primo a beneficiare della meditazione.
Gli altri benefici arrivano a cascata su fegato, reni, frequenza cardiaca. Si innesca un processo contrario a quello che si avvia nei periodi di stress. Quest' ultimo produce stati cronici dolorosi e innesca meccanismi negativi, che possono interessare più organi.
Lo stress prolungato e le preoccupazioni, con il tempo influiscono sulla mente provocando stati infiammatori, nei quali sono coinvolti organi come intestino,inoltre l'ansia fa emergere dolori cronici e patologie di vario genere.

La meditazione nelle scuole

Alcuni studi hanno dimostrato che gli studenti che praticano meditazione e Yoga a scuola, riescono a ottenere voti migliori, sono più equilibrati e sereni. Inoltre riescono a concentrarsi meglio durante le lezioni. La meditazione è stata introdotta in alcune scuole italiane, ma anche in Brasile e in altre parti del mondo.
Molti esperti pensano che “la medicina mente-corpo dovrebbe essere riconosciuta come trattamento di prevenzione primaria e secondaria e, ove possibile, regolarmente integrata nelle cure primarie”.

Come fare meditazione

Non è semplice meditare, soprattutto nei momenti di stress e ansia, è proprio allora che la mente non riesce a concentrarsi, perché assillata da mille pensieri e preoccupazioni. Innanzitutto, per approcciarsi alla meditazione è necessario trovare lo stato d'animo giusto e inoltre fare molta pratica. Meditare è come imparare una nuova cosa, ed è per questo motivo che è importante la costanza e l'impegno. All'inizio si farà molta fatica, ma l'esercizio continuo è l'unica strada per imparare a meditare.
Si inizia con cinque minuti, poi con dieci, fino ad aumentare il tempo con il passare dei giorni. Più meditazione significa meno patologie, corpo più sano e attivo, una mente libera da pensieri assillanti è il motore del benessere di tutto il corpo, solo se si dedica un momento ogni giorno.


Coronavirus: danni permanenti anche ad altri organi fra cui reni, fegato e cervello


In molti ospedali da dove ex pazienti Covid-19 sono stati dimessi sono iniziate le procedure di richiamo, si tratta dei controlli post guarigione, che si effettuano sempre in caso di gravi patologie, per monitorare eventuali danni e scongiurare possibili peggioramenti o ricadute. Da qualche settimana coloro che hanno avuto la forma più grave di coronavirus, con ricovero in reparto o terapia intensiva vengono sottoposti a radiografie dei polmoni, tac e esami del sangue e da tali controlli, in buona parte dei casi stanno emergendo nuovi dati, che fanno pensare che oltre ai polmoni, anche altri organi sono coinvolti dal virus, si tratta nello specifico di cuore, fegato, reni e cervello.

I danni che il Covid-19 ad altri organi

L'esperienza Covid-19 ha dimostrato che le vie respiratorie sono la porta d'ingresso del virus, e che successivamente quest'ultimo attacca i polmoni, causando la polmonite intersistiale, la quale costringe al ricovero o alla terapia intensiva nei casi più gravi. Uno dei primi sintomi del coronavirus è la difficoltà a respirare, ed è proprio questa che provoca alterazioni all'apparato cardiovascolatorio in primo luogo, coinvolgendo gli altri organi successivamente. Molti esami come tac e raggi x su ex pazienti covid non presentano un quadro di pazienti completamente guariti, ma evidenziano residui e segni permanenti della malattia.

Altri studi rilevano stati infiammatori da Coronavirus

Alla luce di quanto sta emergendo, trova ragion d'essere uno studio pubblicato sulla rivista Circulation sull'aumento di ictus e infarti, in seguito a episodi legati alle infezioni o insufficienze respiratorie. Già noto è, infatti, come polmoni e cuore siano strettamente legati.
Altri studi condotti da esperti negli Stati Uniti hanno dimostrato che il Coronavirus aumenta lo stato infiammatorio di tutto l'organismo. Tale condizione coinvolge i vasi sanguigni, provocando vasculiti, embolie polmonari e trombosi.Fra i farmaci in sperimentazione vi sono anche gli anticoagulanti, appunto perché i trombi e patologie legate ai coaguli di sangue sono le principali cause di morte nei pazienti di Covid-19.

Patologie neurologiche da Covid-19 e le possibili cause

Controlli e autopsie stanno dimostrando patologie neurologiche serie post Covid-19, che vanno dalla sindrome di Guillain Barrèalla nevralgia del trigemino, e perfino l'encefalopatia emorragica necrotizzante. Gli studi si sono concentrati in un primo momento sulla perdita dell'olfatto negli affetti da Covid-19, da qui le indagini hanno portato i ricercatori a rilevare stati confusionali, perdita di memoria, deliri, ansia e allucinazioni.
Inizialmente, quando il coronavirus ha iniziato a diffondersi, i medici di base raccomandavano di stare a casa; adesso con i progressi raggiunti e gli ospedali che hanno più posti disponibili, i medici raccomandano di recarsi in ospedale già ai primi sintomi.
Infatti, i danni agli altri organi sopraggiungono nei casi più gravi e quando la malattia è già in fase di avanzamento, tale da spingere per un ricovero. Alla luce dei dati che arrivano dagli ospedali diventa ancora fondamentale rispettare le distanze e indossare dispositivi di protezione quando ci si trova in luoghi con alto rischio di contagio. Come per tutte le patologie, anche per il Covid-19 è importante la diagnosi precoce, per poter intervenire con cure adeguate, per spegnerla e limitare i danni.
Alcuni ricercatori del Dipartimento di Patologia dell’Ospedale Graz II in collaborazione con alcune Università di Vienna, hanno analizzato i dati provenienti dalle autopsie su pazienti morti per Covid-19.
Tali studi hanno portato i ricercatori a scoprire nessi fra i danni polmonari e conseguenti trombosi nelle arterie dei polmoni, con estensione ad altri organi.Oltre all’infiammazione dei polmoni il Covid-19 causa coagulazione del sangue.

Reishi, l'integratore più completo e dalle mille proprietà


Il Ganoderma Lucidum o Reishi, possiede numerosissime sostanze benefiche
Le proprietà antistaminiche e antitumorali di questo preziosissimo fungo, molto noto ed utilizzato come immunostimolante, sono solo alcune.
Questo perché, coadiuvando il sistema immunitario, non aiuta semplicemente a prevenire l’influenza, ma agisce anche contro la causa e i sintomi delle patologie autoimmuni (tiroidite di Hashimoto, artrite reumatoide, sclerodermia, morbo di Basedow, etc.).
Vediamo, ora, quali altre proprietà ha il Reishi, per comprendere in quali casi può costituire un vero e proprio aiuto per la salute.

Azione epatoprotettiva e detossinante
Il Reishi ha la proprietà di proteggere e detossificare il fegato, rigenerando le cellule epatiche danneggiate.
Viene utilizzato anche per il trattamento di malattie croniche (come l’epatite) o degenerative del fegato (carcinoma). 

Azione anti acidità e di regolarizzazione dell’intestino
Assumere quotidianamente il Reishi aiuta il trattamento dell’iperacidità di stomaco e dei disturbi digestivi riconducibili anche alla sfera psicosomatica.
Molte persone che hanno assunto con costanza il Reishi hanno riferito anche benefici nella regolarità intestinale e, quindi, una funzione di terapia della stipsi.

Azione ipoglicemizzante
Diversi studi scientifici hanno dimostrato che l’assunzione continuativa di un buon integratore di Reishi aiuta ad abbassare la glicemia e stimola il pancreas a secernere insulina.
Può essere utilizzato, quindi, come integrazione nei casi di iperglicemia e nei soggetti con diabete di tipo 2.

Proprietà Anticolesterolemica e fluidificante del sangue

Diversi studi hanno dimostrato che il Reishi è un adattogeno a tutti gli effetti: aiuta a regolarizzare anche i livelli di colesterolo e la pressione arteriosa.
Questo fungo, infatti, va ad agire sulla produzione endogena del colesterolo da parte del fegato. Poiché un’elevata percentuale del colesterolo ha origine endogena, l’assunzione di Reishi riduce la sintesi di colesterolo LDL (“colesterolo cattivo”) da parte del fegato, mentre sembra aumentare la sintesi di colesterolo HDL (“colesterolo buono”).
Va sottolineato che queste proprietà sono state riscontrate anche in soggetti con livelli di colesterolo totale e LDL superiori a quelli considerati come limite, a conferma della grande efficacia del Reishi.

Azione analgesica e antidolorifica
Il Ganoderma Lucidum è un antinfiammatorio con effetti assimilabili a quelli del cortisone, senza gli effetti collaterali di quest’ultimo.
Questo fungo è anche un analgesico, perché diminuisce i dolori legati all’infiammazione.

Azione di normalizzazione ormonale

Migliorando il funzionamento delle ghiandole surrenali, il Reishi normalizza la secrezione dei loro ormoni, fondamentali per la salute di tutto l’organismo.
Inoltre, aiuta la produzione di testosterone negli uomini e la regolarizzazione ormonale delle donne, stimolando le ovaie a produrre estrogeni (estradiolo) e progesterone.

Antiossidante e anti-aging
Il Ganoderma Lucidum è considerato il fungo dell’immortalità perché va ad agire come un elisir di lunga vita, proteggendo le cellule dai danni causati dallo stress ossidativo.
Le numerosissime sostanze antiossidanti contenute lo rendono un importante anti-aging a livello fisico e cerebrale.
Ne beneficiano, infatti, le capacità mentali, la memoria, la vitalità, la resistenza fisica e la forza muscolare.

Antinfiammatorio e antibatterico
Il Reishi aiuta a prevenire alcuni batteri e funghi diffusi, come l’Helicobacter pylori o la Candida albicans.
L'assunzione di Reishi è utile nei casi di influenza, cistite, herpes, candida vaginale.
Il Ganoderma svolge anche un’azione disintossicante, poiché favorisce l’espulsione delle tossine.



mercoledì 20 maggio 2020

Coronavirus: plasma iperimmune ai malati delle Rsa


Sperimentazione al via a Mantova in collaborazione con S. Matteo di Pavia

Si allarga la sperimentazione sul plasma iperimmune dei guariti come cura del Coronavirus. Parte infatti da Mantova un nuovo studio sui pazienti positivi al Covid delle rsa, le residenze socioassistenziali dove molte sono state le vittime del virus.
    "E' una sperimentazione bellissima dal punto di vista etico - ha spiegato il direttore della Pneumologia dell'Asst Mantova Giuseppe De Donno - perché ci permette di salvaguardare la memoria storica del nostro Paese che sono gli anziani". E inoltre "è un progetto che mette anche un po' a riposo le nostre coscienze che in questo periodo hanno visto molta sofferenza" fra di loro.
    Lo studio - ideato con il San Matteo di Pavia e che coinvolge anche le strutture di endocrinologia e andrologia del Careggi di Firenze - è aperto a "tutte le Rsa", ha assicurato il direttore dell'ASST Raffaello Stradoli durante la presentazione via Facebook, ma inizierà con la prima che ha dato la disponibilità, ovvero la Green Park di Mantova.
    I pazienti saranno selezionati (in una prima fase 120) fra quelli che sono positivi al coronavirus e presentano polmonite con un quadro di insufficienza respiratoria non gravissima (a differenza di quanto previsto dal precedente protocollo). "Li tratteremo precocemente con il plasma e - ha precisato De Donno - ne documenteremo la guarigione".
    Le infusioni del plasma donato da pazienti già guariti saranno eseguite al Poma di Mantova, i pazienti torneranno poi nella loro rsa dove saranno monitorati con controlli clinici e di laboratorio ogni 48 ore dagli specialisti dell'ospedale.
    L'idea è nata alla luce del fatto che, se da un lato si allenta la pressione sugli ospedali per l'epidemia di Coronavirus, dall'altro "permane una criticità presso le rsa in cui sono numerosi i pazienti positivi" ha aggiunto il direttore del Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale del Poma Massimo Franchini, che è principal investigator dello studio in cui De Donno è co-investigator. L'obiettivo è valutare la sicurezza e l'efficacia della terapia, oltre allo studio dei parametri di laboratorio a seguito dell'infusione del plasma.
    "Non possiamo trovarci ancora di fronte alle difficoltà che abbiamo vissuto nei mesi scorsi. Le rsa - ha aggiunto Guerrino Nicchio fondatore e presidente Gruppo Mantova Salus di cui fa parte Greeen Park -,non dovranno mai sostituire gli ospedali, quindi questa collaborazione è fondamentale".
fonte: (ANSA) - (di Bianca Maria Manfredi) 

lunedì 18 maggio 2020

Sensibilità al glutine


La malattia celiaca è una particolare forma di intolleranza permanente alla gliadina, una frazione proteica della farina di grano, di orzo e di altri cereali, che si instaura in soggetti geneticamente predisposti.
 La reazione di tipo autoimmunitario che ne consegue determina la distruzione dell’epitelio interno intestinale, con conseguente malassorbimento sia di macro che di micronutrienti.
L’intolleranza al glutine può manifestarsi in un periodo qualsiasi della vita, e non sempre si manifesta con sintomi eclatanti; la variabilità dei sintomi e la frequenza di forme asintomatiche silenti rendono a volte difficoltosa la diagnosi di malattia celiaca. 
In quali alimenti è contenuto il glutine?
La celiachia  è una patologia sistemica cronica che interessa prevalentemente l’apparato intestinale e che è causata da un’intolleranza di tipo permanente al glutine, una sostanza lipoproteica composta da due tipi di proteine, le gluteline e le prolammine (chiamate rispettivamente glutenine gliadine nel frumento);
Il  glutine è contenuto nel farro, nel grano, nel Kamut una varietà di grano, nell’orzo, nella segale e in altri cereali; riso e mais ne sono privi. Il glutine è pertanto contenuto in moltissimi alimenti di uso comune come i biscotti, il pane, la pasta, la pizza ecc., i suoi usi a livello alimentare sono molteplici, viene infatti usato come ingrediente in moltissimi prodotti, come addensante nell’industria farmaceutica, come sostanza in grado di dare elasticità e consistenza ai prodotti finali oltre a essere usato come agente lievitante degli impasti.
Sintomatologia
Sintomi riferiti tipici sono simili a quelli della malattia da reflusso gastro esofageo, dovuta a disturbi prevalentemente motori e di incontinenza cardiale che comportano una "risalita" di acido gastrico. Si sa che non esiste una stretta correlazione tra entità dei sintomi e entità del danno, per cui a fronte di una esofagite di grado lieve come quella vi sono dei sintomi più gravosi.
Queste forma si curano con uso di farmaci appropriati come inibitori della pompa protonica e cosiddetti eucinetici, ma sopratutto con norme igienico alimentari tese a regolare non solo il pasto ma il modo di mangiare. Non esiste correlazione causa effetto con la celiachia ma se stando a dieta è aumentato di peso, questo aumento può contribuire a esaltare la sintomatologia. 
Il malassorbimento causato dall’atrofia dei villi varia da soggetto a soggetto e dipende anche dalla porzione di intestino tenue colpita.
A seconda dell’ampiezza del tratto colpito, le più frequenti complicanze sono la carenza di ferro (anche detta anemia sideropenica), di folati, vitamine e sali minerali, magnesio, calcio e zinco su tutti.
La dieta gluten free è cruciale nel riequilibrare questi valori.

I sintomi che portano alla diagnosi di celiachia non sono sempre e solo digestivi. È anzi vero che molto spesso è il grandissimo campo di patologie extradigestiveche fa pensare alla malattia celiaca e che permette ad un buon medico di identificarla prendendole in analisi nel loro insieme anziché considerandole singolarmente. 
Sintomi atipici della malattia celiaca sono: anemia sideropenica (carenza di ferro), osteoporosi, dermatite erpetiforme, anoressia, comparsa recidiva di afte, alterazioni dello smalto dentale, alopecia, stomatite aftosa, psoriasi (infiammazione della pelle), infertilità, atassia, aborti ricorrenti, malattie cardiache, artralgie (dolori alle articolazioni).
Una mancata diagnosi o una diagnosi tardiva può portare alla cronicizzazione dell'infiammazione e può di conseguenza determinare lo sviluppo di gravi patologie quali abortività, infertilità, osteoporosi, bassa statura nei ragazzi, diabete mellito, tiroidite autoimmune, alopecia, epilessia, linfoma intestinale, artrite reumatoide, epatite cronica attiva, dermatite erpetiforme.
Test genetici
Pertanto il test geneticoè di notevole aiuto quando sia necessario escludere la malattia celiaca: nei familiari di soggetti celiaci e negli individui appartenenti alle categorie a rischio, l’assenza di DQ2 e DQ8 consente di escludere con altissima probabilità la patologia; la positività per almeno uno di questi antigeni deve invece indurre al monitoraggio periodico con controlli.
A chi è consigliato il test genetico?
  • Familiari dei soggetti affetti dalla malattia celiaca.
  • Individui con esami sierologici o istologici dubbi.
  • Persone affette da patologie autoimmuni (es. Diabete mellito, Tiroidine, artrite Reumatoide).
  • Persone con Sindrome di Down o sindrome di Turner.
  • Coppie con problemi di infertilità o poliabortività di origine sconosciuta.
  • Persone con disturbi gastrointestinali di causa sconosciuta (diarrea, sindrome da colon irritabile, epatite).
  • Persone che soffrono di anemia da carenza di ferro, osteoporosi, dermatite erpetiforme, stanchezza cronica.
Entrambi i test genetici offerti da DNA Solutions Italia, Nutrigene Plus e Fitsolutions Plus, permettono di verificare se si è soggetti a questo tipo di sensibilità.
fonte: Dna Solutions

Covid-19, on line “Amare a distanza” un video dedicato agli anziani realizzato dall’ISS


“Amare a distanza” è il video dedicato agli anziani che la casa di produzione Clevercut ha realizzato in collaborazione con L’Ufficio stampa dell’ISS, per invitare a stare accanto alle persone anziane in modo nuovo anche durante questa emergenza e proteggere spiegando l’importanza del distanziamento sociale anche per questa fascia particolarmente fragile e bisognosa di cure.
L'amore non conosce distanza
Il video in collaborazione con l’Ufficio Stampa dell’ISS è stato donato a titolo non oneroso dalla casa di produzione musicale Clevercut.
Un grazie speciale a Claudio Baglioni per aver concesso l’utilizzo della musica “I Vecchi” e al giovane pianista Massimo Murri che ha dedicato la sua esecuzione alle generazioni che lo hanno preceduto.



fonte: Istituto Superiore Sanità ISS

sabato 16 maggio 2020

Mascherine al carbonio altamente protettive


All'inizio della Pandemia siamo dovuti ricorrere spesso al fai-da-te, soprattutto quando mancavano le mascherine, fondamentali per proteggerci dal Covid-19. In questi mesi abbiamo imparato le differenze fra i dispositivi di sicurezza e alcuni cittadini hanno iniziato a fare perfino test fai-da-te sulle mascherine, soffiando su una fiamma, per provare che il fiato non filtra dal tessuto di cui è fatta la mascherina. Sono nate mascherine di tutti i tipi: in tessuto, in TNT, e infine anche in tessuto al carbonio.In questo momento, sembra che molte aziende italiane abbiano iniziato a produrre mascherine, che abbiano una buona efficacia, per  far fronte alla grande necessità e anche per dare un maggior impulso all'economia.
Le mascherine lavabili e riutilizzabili sono state prodotte usando la tecnologia “Carbon Energized Fiber”, sono formate da filati di carbonio e fibre tessili, in un sistema in grado di gestire il flusso di vapore della traspirazione in modo da lasciare la pelle asciutta.Queste mascherine permettono un respiro regolare e sono nate in Veneto, dall'Azienda Under Shield, che produce abbigliamento e accessori per gli atleti.
Le mascherine sono adatte per fare sport. Per la tecnologia con la quale sono realizzate, le mascherine in tessuto al carbonio saranno utilizzate anche dalle compagnie aeree.

Tessuto al carbonio

Ora forniamo farmacie e negozi sanitari, che apprezzano le nostre performance tecniche. Ci ha scelto anche Ryanair per la protezione del personale della compagnia – racconta Pandin a Il Mattino di Padova. Le mascherine di Under Shield non sono Dpi, ma “le attuali ffp2 e ffp3 sono basate su progetti di almeno 25 anni fa. Noi abbiamo messo insieme tre strati che hanno la caratteristica di bloccare il Covid sia in entrata che in uscita”.
La produzione avviene a Fontaniva, una piccola cittadina della provincia di Padova, e si stima che presto che quantitativi massicci di mascherine partiranno per tutto il mondo. Le mascherine sono realizzate per adulti e per bambini.

A questo proposito, l’azienda ha effettuato un test che è quello della “penetrazione di virus utilizzando il batteriofago Phi-X174 che risulta simile, per dimensioni e forma, al virus dell’epatite C, il cui involucro lipidico ha un diametro di circa 55-65 nm. Le particelle virali del Covid-19 hanno invece un diametro di 60-140 nm. I risultati ottenuti sono particolarmente significativi perché dimostrano che il materiale che utilizziamo rappresenta un’efficace barriera contro le particelle virali”.

fonte: LifeStyleSlow

venerdì 15 maggio 2020

Covid-19: si studiano i danni permanenti agli altri organi


La prassi degli ospedali vuole che dopo una malattia grave, vi siano periodici controlli e un monitoraggio di eventuali danni riportati nei pazienti. Anche per malati del Covid-19 la procedura è la stessa. Molti ospedali stanno, infatti, richiamando gli ex ricoverati e guariti di Coronavirus per accertamenti e controlli. In realtà il Covid-19 entra attraverso le vie respiratorie, ma poiché si tratta di un’infiammazione, quest’ultima si propaga anche ad altri organi. Secondo il monitoraggio che sta iniziando in queste settimane, sembra che gli altri organi coinvolti siano pancreas, cuore, fegato, reni, cervello oltre ai polmoni. 
Covid-19 e danni permanenti
Il virus dopo aver causato nei casi gravi, la polmonite intersistiale, altera le condizioni fisiologiche e l’insufficienza respiratoria, che ne deriva può compromettere gli altri organi. Già dalle prime verifiche effettuate in alcuni ospedali del Bergamasco, le radiografie al torace degli ex malati Covid riportano segni evidenti della malattia.
Uno studio pubblicato nel 2011 sulla rivista Circulation ha dimostrato che le infezioni respiratorie, a partire dall’influenza, aumentano il rischio di insorgenza diinfarti e ictus, non è un caso se fra i farmaci in sperimentazione vi è anche l’eparina.  Il Covid-19, secondo uno studio condotto da alcuni ricercatori americani, determina un aumento rapido della risposta infiammatoria, che può coinvolgere anche i vasi sanguigni e il cuore. Ne consegue l’alto rischio di miocarditi e vasculiti, e aritmie cardiache, che possono rivelarsi fatali. L’infiammazione porterebbe, per tutta una serie di concause alla coagulazione del sangue, con il rischio di trombi e embolie polmonari. 
In questo contesto di studi i risultati delle autopsie condotte su deceduti per Covid-19 sono determinanti. Finora è emerso che un terzo dei pazienti è deceduto a causa di un’insufficienza renale acuta. Ad ogni modo, ciò che si è compreso fin dall'inizio è che è fondamentale la risposta del sistema immunitario quando si contrae il Covid-19. Questo spiega, uno dei motivi per i quali i Virus agisce in modo diverso nelle persone. Da alcuni studi è anche emerso che le donne sono meno colpite degli uomini, per un motivo che riguarda gli ormoni, che persone allergiche hanno un sistema immunitario che reagisce prontamente agli attacchi esterni, per cui sono meno soggette al contagio. 

Covid-19 e danni al cervello

Gli ultimi studi hanno  riscontrato altre condizioni neurologiche, scatenate dall’infezione Sars-CoV-2: dalla sindrome di Guillain Barrè alla nevralgia del trigemino, fino all’encefalopatia emorragica necrotizzante. I ricercatori sono partiti dall’iniziale perdita dell’olfatto, fino a riscontrare confusione, deficit di memoria e deliri di vario genere.
E’ di fondamentale importanza cercare di contenere al massimo il contagio, continuando a rispettare le distanze sociali e le norme dettate dai decreti del Governo. Inoltre i farmaci in sperimentazione, come anche la cura del Plasma sono cure efficaci, se somministrati all’insorgere dei primi sintomi. Infatti, alla maggior parte dei deceduti per Covid-19, la malattia è stata diagnosticata in ritardo, quando già i polmoni erano compromessi.
fonte: LifeStyleSlow

Lo scoop di Report: L’Inghilterra ha un vaccino e lo farà produrre in Italia


Un’esclusiva del programma di Rai 3 “Report” andato in onda l'11 maggio scorso alle 21.30 ha svelato una notizia che potrebbe rappresentare la svolta nella lotta al Covid-19. Nel corso di un’intervista rilasciata all’inviata Chiara De Luca, Piero Di Lorenzo, presidente e amministratore delegato della società IRBM di Pomezia ha confermato che il governo inglese avrebbe già incaricato la sua azienda di produrre “a tutto spiano”. “Verrà distribuito prioritariamente alla popolazione inglese e italiana e poi al resto del mondo – confida Piero Di Lorenzo alla giornalista.
La IRBM è stata scelta dal governo inglese perché sta già collaborando con la Oxford University alla realizzazione del vaccino per il Covid-19  Di Lorenzo ha ricordato che la proprietà intellettuale del vaccino è dell’Università di Oxford: “La Oxford University, con i finanziamenti presi dal Cepi e da altri finanziatori, ha sintetizzato il gene della proteina spike ed ha quindi la proprietà intellettuale di questa costruzione del vaccino. Ci ha chiamato affinché mettessimo a disposizione i nostri laboratori e la nostra esperienza, quindi noi continueremo a produrre questo vaccino, vediamo in che misura e per quali territori. Ce lo dirà Oxford”.
Di Lorenzo ha anche affermato di averne parlato con il Governo italiano: «Ne ho parlato con i nostri governanti, sono disperati. Perché senza vaccino non se ne esce». Siccome la competizione sarà notevole «penso che interverranno pesantemente i governi – ha aggiunto Di Lorenzo -le prime 200 mila dosi chi le usa? Ci sarà una bella competizione. Il problema è mettere la bandierina sulla luna». Report ha chiesto al ministero della Salute quali rapporti intercorrano con il gruppo IRBM in relazione al vaccino contro il Covid-19 che la stessa IRBM sta producendo per conto dello Jenner Institute di Oxford, se il dicastero stia valutando l’eventualità di acquistare questo vaccino e a quali condizioni essendo questo ancora in fase sperimentale: ha risposto che non intercorre alcun rapporto.
fonte: insanitas.it

giovedì 14 maggio 2020

Il gene che controlla la glicemia


La glicemia è il livello di concentrazione di glucosio nel sangue. É molto importante che i livelli di glicemia si mantengano entro un certo range per evitare problematiche a carico della nostra salute.
Il nostro corpo ha un sistema di regolazione che gli permette di mantenere abbastanza costante il livello glicemico durante tutta la giornata. Per fare questo intervengono una serie di ormoni, il più importante e conosciuto è senza dubbio l’insulina, prodotta dal pancreas, dall’azione ipoglicemizzante.
Il pericolo: l'insulino resistenza
L'insulino resistenza consiste nella diminuzione della capacità delle cellule di rispondere all'azione dell'insulina, in particolare di quelle del tessuto muscolare e adiposo.
L'insulina è un ormone prodotto dalle cellule beta del pancreas. Dopo ogni pasto vengono normalmente rilasciate in circolo piccole quantità di insulina, con lo scopo di aiutare l'ingresso del glucosio nelle cellule, dove può essere utilizzato come fonte energetica.
Le cellule per poter vivere necessitano del glucosio; per questo motivo in presenza di insulino-resistenza, l'organismo cerca di compensare la diminuzione dell'ingresso di glucosio nelle cellule, producendo quantità maggiori di insulina. Ne consegue un innalzamento dei livelli di insulina (iperinsulinemia) e l'iperstimolazione dei tessuti ancora sensibili all'azione dell'ormone. Nel tempo, questo processo comporta uno sbilanciamento dell'equilibrio tra glucosio e insulina che, se non trattato, può portare a complicanze in varie parti dell'organismo.
L'insulino resistenza comporta un alto livello di glicemia e per questo sembra essere strettamente collegata al diabete mellito di tipo 2, patologia attualmente largamente diffusa, la sindrome metabolica e l'obesità.
L’insulina si lega ai suoi recettori e attiva dei segnali intracellulari che regolano molte funzioni, il metabolismo del glucosio e non solo, il tono vascolare.

Qual'è il gene che controlla la glicemia?
Recettore gamma che attiva il "Peroxisome-Proliferator"
Questa proteina dal nome così lungo è un recettore che si trova nel nucleo cellulare. PPARG è importante nella formazione e nello sviluppo degli adipociti (cellule del grasso).
Come recettore nucleare, quando certe molecole si legano ad esso (ad es. le prostaglandine), esso può legarsi direttamente al DNA ed influenzare l’espressione di specifici geni: in questo modo regola l’immagazzinamento degli acidi grassi ed il metabolismo del glucosio.
 La variante testata cambia l’aminoacido di questa proteina in posizione 12 da Prolina ad Alanina, e la versione con alanina ha una ridotta affinità per i geni target che significa che si lega al Dna con minore forza: questo provoca un effetto ridotto sulla loro espressione. La forma Ala sembra avere un effetto protettivo contro alti BMI ( indice di massa corporea), ed inoltre riduce la sensibilità all’insulina , ma solo in determinate condizioni.
CC - Gli individui con genotipo Pro/Pro sono più sensibili agli effetti negativi dei grassi saturi e dei carboidrati raffinati nella dieta, e allo stile di vita sedentario. E’ stato anche riportato che proporzioni più alte di grassi mono e polinsaturi nella dieta sono correlate ad un più basso indice di BMI.
CG - Gli individui con genotipo Pro/Ala non presentano associazione con un incremento di sensibilità ai carboidrati raffinati e ai grassi saturi.
GG - Anche gli individui con genotipo Ala/Ala non hanno un’associazione con un incremento della sensibilità per i carboidrati raffinati e/o per i grassi saturi. 

Il test genetico NUTRIgene Plus permette di analizzare la varianti genetiche e di creare un profilo genetico, essenziale per mettere a punto cure e strategie di prevenzione personalizzata.
fonte: Dna Solutions

L’uso delle mascherine nella vita quotidiana, da ISS una guida alle indicazioni del Dpcm


Le mascherine, in base al DPCM del 26 Aprile scorso sono divenute obbligatorie negli spazi confinati o all’aperto in cui non è possibile o garantita la possibilità di mantenere il distanziamento fisico. L’obbligatorietà dell’uso in alcune Regioni è stata estesa anche ad altri contesti.
In base al comma 2 dell’articolo 3 dello stesso DPCM “possono essere utilizzate mascherine di comunità, ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire un’adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso”.
Le mascherine rappresentano una misura complementare  per il contenimento della trasmissione del virus e non possono in alcun modo sostituire il distanziamento fisico, l'igiene delle mani e l’attenzione scrupolosa nel non toccare il viso, il naso, gli occhi e la bocca.
Di seguito ecco alcune FAQ sul corretto utilizzo e le funzioni delle mascherine in questa fase epidemica.
  1. Che differenza c’è tra le cosiddette mascherine di comunità e le mascherine chirurgiche?
    Le mascherine chirurgiche sono le mascherine a uso medico, sviluppate per essere utilizzate in ambiente sanitario e certificate in base alla loro capacità di filtraggio. Rispondono alle caratteristiche richieste dalla norma UNI EN ISO 14683-2019 e funzionano impedendo la trasmissione.

    Le mascherine di comunità, come previsto dall’articolo 16 comma 2 del DL del 17 marzo 2020, hanno lo scopo di ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana e non sono soggette a particolari certificazioni. Non devono essere considerate né dei dispositivi medici, né dispositivi di protezione individuale, ma una misura igienica utile a ridurre la diffusione del virus SARS-COV-2.
  2. Quali sono le caratteristiche che devono avere le mascherine di comunità?
    Esse devono garantire una adeguata barriera per naso e bocca, devono essere realizzate in materiali multistrato che non devono essere né tossici né allergizzanti né infiammabili e che non rendano difficoltosa la respirazione. Devono aderire al viso coprendo dal mento al naso garantendo allo stesso tempo confort.
  3. La mascherina è obbligatoria anche per i bambini?
    Dai sei anni in su anche i bambini devono portare la mascherina e per loro va posta attenzione alla forma evitando di usare mascherine troppo grandi e scomode per il loro viso.
  4. È possibile lavare le mascherine di comunità?
    È possibile lavare le mascherine di comunità se fatte con materiali che resistono al lavaggio a 60 gradi. Le mascherine di comunità commerciali sono monouso o sono lavabili se sulla confezione si riportano indicazioni che possono includere anche il numero di lavaggi consentito senza che questo diminuisca la loro performance.
  5. Quali mascherine devo usare nel caso in cui compaiano sintomi di infezione respiratoria?
    Nel caso in cui compaiano sintomi è necessario l’utilizzo di mascherine certificate come dispositivi medici.
  6. Come smaltire le mascherine?
    • Se è stata utilizzata una mascherina monouso, smaltirla con i rifiuti indifferenziati;  
    • se è stata indossata una mascherina riutilizzabile, metterla in una busta e seguire le regole per il suo riutilizzo dopo apposito lavaggio.


Istruzioni per l'uso 

Prima di indossare la mascherina 
  • lavare le mani con acqua e sapone per almeno 40-60 secondi o eseguire l’igiene delle mani con soluzione alcolica per almeno 20-30 secondi;  
  • indossare la mascherina toccando solo gli elastici o i legacci e avendo cura di non toccare la parte interna; 
  • posizionare correttamente la mascherina facendo aderire il ferretto superiore al naso e portandola sotto il mento; 
  • accertarsi di averla indossata nel verso giusto (ad esempio nelle mascherine chirurgiche la parta colorata è quella esterna);
Durante l’uso 
  • se si deve spostare la mascherina manipolarla sempre utilizzando gli elastici o i legacci; 
  • se durante l’uso si tocca la mascherina, si deve ripetere l’igiene delle mani; 
  • non riporre la mascherina in tasca e non poggiarla su mobili o ripiani; 
Quando si rimuove 
  • manipolare la mascherina utilizzando sempre gli elastici o i legacci;
  • lavare le mani con acqua e sapone o eseguire l'igiene delle mani con una soluzione alcolica;
Nel caso di mascherine riutilizzabili
  • procedere alle operazioni di lavaggio a 60 gradi con comune detersivo o secondo le istruzioni del produttore, se disponibili; talvolta i produttori indicano anche il numero massimo di lavaggi possibili senza riduzione della performance della mascherina;
  • dopo avere maneggiato una mascherina usata, effettuare il lavaggio o l’igiene delle mani. 
Fonte: Istituto Superiore Sanità