La balbuzie è un disturbo del linguaggio, che è caratterizzato da variazioni del ritmo della parola, che sono chiamate disfluenze. In pratica il linguaggio è difficoltoso a causa di continue ripetizioni, prolungamenti e arresti delle parole. Sono colpiti circa il 3% dei bambini sotto i sei anni. I bambini sono interessati 4 volte di più rispetto alle bambine. La balbuzie si chiama anche disturbo della fluenza verbale. Balbuzie: cause, conseguenze e rimedi.
Balbuzie: cosa sono le disfluenze?
Come si diceva le disfluenze non sono altro che ripetizioni o prolungamenti delle parole. Non indicano per forza che si è colpiti da balbuzie, tanto che nei bambini sotto i 4 anni sono abbastanza comuni. Riguarda più o meno un bambino ogni dieci e nella grande maggioranza dei casi si risolve spontaneamente.
Diversi tipi di balbuzie
Ci sono differenti tipi di balbuzie:
- Forma clonica: quando si ha la ripetizione della sillaba;
- Forma tonica: avviene quando ci si arresta all’inizio della frase con allungamento della sillaba o del fonema difficile da pronunciare;
- Forma mista: quando c’è sia l’allungamento, sia la ripetizione. In questo caso la comunicazione è particolarmente complicata.
La balbuzie può essere classificata anche in base all’età in cui si manifesta il disturbo:
- quella evolutiva esordisce tra i 2 e i 4 anni. In genere il disturbo del linguaggio si risolve autonomamente in pochi mesi. È causata dalla fisiologica evoluzione dell’apprendimento del linguaggio;
- la benigna compare in media intorno ai 7 anni e mezzo. Anche in questo caso di solito si risolve spontaneamente dopo però 2 o 3 anni;
- quella persistente può invece cominciare tra i 3 anni e mezzo e gli 8 anni ed è la più complicata da trattare.
Balbuzie: quali sono i sintomi?
La balbuzie si manifesta con:
- ripetizione delle sillabe;
- interruzione delle parole;
- prolungamento di suoni;
- interiezioni;
- eccessiva tensione fisica quando si pronunciano le parole;
- contrazioni anomale di vari gruppi muscolari, soprattutto quelli interessati alla fonazione. Si verificano in genere all’inizio di una frase;
- blocchi udibili o silenti;
- circonlocuzioni, in pratica la sostituzione di parole per evitare parole problematiche;
- ripetizione di intere parole monosillabiche.
Parlare implica il controllo e la coordinazione di oltre 100 muscoli contemporaneamente. Ecco perché lo studioso del linguaggio Martin Sommer ha paragonato la balbuzie al suono prodotto da un’orchestra disorganizzata: i singoli orchestrali suonano bene, nessuno strumento funziona male, ma manca il coordinamento delle singole parti che, attivandosi nel momento giusto, rendono possibile il parlare. Il balbuziente sa perfettamente ciò che vuole dire, ma non ci riesce.
Quali sono le cause?
Qualche decennio fa si pensava che la balbuzie fosse un problema legato all’emotività. Oggi si considerano una serie di concause. Uno studio americano pubblicato sul New England Journal of Medicine ha individuato tre geni responsabili del disturbo. La balbuzie ha una base genetica, come prova la forte familiarità: il 75% dei bambini che balbettano ha parenti balbuzienti. I fattori emozionali sono solo cause scatenanti in soggetti già predisposti. Ed è vero che la difficoltà a esprimersi aumenta quando i balbuzienti sono sotto pressione comunicativa, parlano al telefono o non si sentono a loro agio con l’interlocutore.
Quali sono le terapie?
La terapia in media dura dai sei ai 12 mesi. È utile un approccio integrato: logopedia più aiuto psicologico. Il balbuziente lavorerà sul suo atteggiamento comunicativo e sulla gestione dell’ansia per esprimersi serenamente, con esercizi specifici a seconda di come si manifesta il disturbo, intervenendo in genere sulla respirazione e sull’organizzazione ritmica del linguaggio. La recitazione è un valido supporto per i balbuzienti. Imparano a calarsi in personaggi diversi, con differenti modelli comunicativi: così riescono a esprimersi pienamente e più facilmente.
Qual è la diagnosi? Si cura?
La diagnosi può essere fatta dai tre anni di età in poi. Essendo un disturbo del linguaggio non è difficile accorgersi che il bambino abbia difficoltà nel parlare. Il consiglio è quello di rivolgersi subito al proprio pediatra per capire se si tratti di una fisiologica difficoltà nella comunicazione quando si è piccoli o se siamo di fronte a una balbuzie vera e propria. Di solito il pediatra consiglierà la visita di uno specialista della cura dei disturbi del linguaggio.
Nella visita bisognerà indagare tutti gli aspetti, dalla familiarità a traumi vissuti nel passato, anche quelli avuti durante il parto, fino a eventuali malattie neurologiche. Per effettuare la diagnosi. Occorre capire quando la balbuzie ha fatto il suo esordio, quanto siano seri i sintomi. Di conseguenza il paziente viene sottoposto ad alcuni test che possano verificare tutti questi aspetti. La terapia in media dura dai sei ai 12 mesi.
Un team interdisciplinare
Per la soluzione della balbuzie occorre mettere in campo un team, che comprenda:
- un pediatra,
- un logopedista,
- un neurologo,
- uno psicologo.
Sono molti del resto gli aspetti che devono essere presi in considerazione. Bisogna comprendere se ci siano eventuali problemi organici e quali siano le difficoltà emotive e psicologiche che stanno alla base di questo disturbo. Non va sottovalutato neppure il fatto che il balbuziente diventa una persona tendenzialmente chiusa, con una bassa autostima.
Bisogna ricordarsi che nella stragrande maggioranza dei casi ci si sta rivolgendo a un bambino. Di conseguenza è fondamentale l’approccio più accogliente e accudente possibile, in modo che non si senta né messo sotto pressione, né sopra o sottovalutato.
Balbuzie: come devono comportarsi i genitori?
La famiglia gioca un ruolo cruciale. La prima regola è non far sentire il bambino diverso per il suo disturbo del linguaggio. Ascoltarlo quando parla anche balbettando con un atteggiamento di attenzione e serenità è un passo fondamentale. Non dimostrare mai fretta, insofferenza, ansia e non finire, né suggerire mai le parole.
Può essere estremamente utile valorizzare le altre qualità del bambino in modo da aumentare la sua autostima.
Mai anticipare il bambino quando parla, completando le parole o le frasi e non interromperlo dicendogli che si è già capito. Evitare di promettere premi se riesce a parlare correttamente, mai mortificarlo davanti a parenti e amici. Dimostrare interesse verso quello che dice è imprescindibile.
Chi balbetta è più a rischio di bullismo
La scuola riapre finalmente i battenti e ciò, per alcuni studenti, è motivo di ansia: stando a un rapporto Istat, infatti, poco più del 50% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni ha subito qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento da parte di altri coetanei nei 12 mesi precedenti. Nel 6% dei casi la derisione è causata dall’aspetto fisico o dal modo di parlare, tanto che i bambini con disturbi specifici del linguaggio, tra cui la balbuzie, sono tre volte più a rischio di bullismo. La balbuzie, a volte associata anche a spasmi facciali o movimenti involontari, attira l’attenzione degli altri e può far diventare il ragazzo che balbetta un facile bersaglio di scherno.
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