lunedì 21 dicembre 2015
Le ragazze di Kabul
L’autrice trae spunto per questa storia, dalla sua esperienza di infermiera volontaria in Afghanistan, dopo i fatti dell’11 Settembre.
Il lettore viene catapultato in una realtà, di cui spesso ignora l’esistenza, il cui solo contatto sono le immagini viste alla tv.
Emerge dal romanzo una descrizione attenta della cultura afghana, sforzo lodevole.
Anche se in alcuni tratti il libro tocca il romanzo rosa con la storia d’amore con il soldato, gli avvenimenti si susseguono in tutta la loro drammaticità. È da apprezzare il tentativo di rappresentare una civiltà tanto lontana, con i suoi costumi, tradizioni, limiti. Ben raccontato il ritardo, l’arretratezza di quelle zone; si percepisce quanto siano indietro rispetto alla nostra cultura.
Sembra vivere in un altro secolo. Insieme alla rassegnazione, viene raccontata l’umanità, la rabbia, la voglia di riscatto di quelle popolazioni, martoriate da violenze e da anni di guerra, da profonde ingiustizie.
Il rossetto ricorre spesso nel romanzo, come segno di una femminilità umiliata, negata, come quella afghana tanto diversa per cultura da quella americana.
Il tema è forte, anche se molti passaggi risultano scontati e sono trattati con leggerezza, vale la pena leggere e avvicinarsi dunque alle vicissitudini di popoli distanti anni luce dalla nostra comoda realtà.
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Le ragazze di Kabul (eNewton Narrativa)
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